Page 32 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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questua mattutina.
Il pianto di un bambino ancora in fasce provocò in lei un
sentimento di panico. Quella creatura aveva sicuramente bisogno
di un po’ di latte caldo.
Pensò alla sua misera dimora, alle quattro pezze messe da parte
nella cassapanca tarlata, e si sentì quasi fortunata di quello che
aveva. Ma tutto le apparve di una precarietà assoluta. La sua stessa
vita le appariva sospesa, appesa ad un tenuissimo filo pronto a
spezzarsi da un minuto all’altro.
Quanto sarebbe vissuta ancora la zia Ignazina? Fino a quando
avrebbe potuto ancora usufruire della casa? Cosa sarebbe successo
del suo servizio in palazzo Moncada se l’instabile padrona avesse
trasformato in antipatia l’inclinazione benevola che mostrava per
lei? E ancora: se il baronetto Cosimo avesse spinto oltre ogni limite
il suo interessamento, e l’avesse costretta a cose che rabbrividiva
soltanto ad immaginare? …
In chiesa, avvolta nella penombra della prima mattina, trovò
padre Girolamo Altoviti che rassettava e disponeva le suppellettili
in attesa di celebrare messa. La sua attitudine alla preghiera si
accompagnavano ad una propensione alla carità e alla solidarietà
che lo rendeva molto amato tra gli umili.
Non era alto, di corporatura regolare, con il volto scarno e
segnato dal tempo. Gli occhi, azzurrissimi e quasi trasparenti
avevano una dolcezza penetrante e avvincente.
Sembrò sorpreso di vederla: “Rosina, come mai a quest’ora?”
L’aveva vista nascere, si può dire, e tenuta a battesimo.
Sapeva ogni cosa della sua vicenda e delle mille difficoltà che
purtroppo non erano le uniche tra i suoi parrocchiani.
Un filo di luce penetrava attraverso la fessura di un’alta finestra.
In controluce innumerevoli particelle di pulviscolo disegnavano
strane spirali. A poco a poco la chiesa s’illuminava.
Rosina fissò per un lungo istante il marmo candido della
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