Page 31 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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che spesso i bambini hanno. Riferendosi alla sorella morta
tragicamente, la zia aveva fatto capire che l’uomo da cui aveva
avuto la bambina, cioè lei, doveva essere una persona di rango
diverso, forse un nobile, o qualcosa di simile. E lei poi aveva voluto
trovare conferma di questa cosa nelle sue fattezze non ordinarie,
nel suo incarnato trasparente e nei bellissimi capelli ramati.
Poi la zia non aveva aggiunto niente e lei non aveva più sfiorato
l’argomento.
Ma qualche velata allusione, qualche sguardo compiaciuto,
avevano avvalorato questa intuizione che si era sedimentata nella
sua coscienza, pronta a riaffiorare non appena una circostanza
propizia le offrisse uno spiraglio.
La mattina dopo, alle prime luci dell’alba la ragazza era ancora
sveglia con lo sguardo appannato dalla lunga notte insonne. Fu
sua cura prepararsi di fretta per andare a confessarsi col padre
Girolamo nella vicina chiesa di S. Maria dell’Indirizzo.
La festa appena trascorsa aveva lasciato la città addormentata
e fumosa degli ultimi bagliori residui. Lungo la via si potevano
vedere masse informi di uomini e donne raggomitolati in cerca di
sonno e del poco calore che riuscivano a darsi per combattere gli
stenti e il freddo pungente della notte di febbraio.
Rosina camminava come ubriaca evitando di calpestarli,
facendosi il segno della croce e mormorando a fior di labbra delle
preghiere per incoraggiarsi.
Questo triste spettacolo che contraddiceva così palesemente i
fulgori della notte precedente, era purtroppo molto frequente in
quel periodo.
Catania e molte altre città dell’isola contavano migliaia di
mendicanti che affollavano le strade e riempivano i tuguri. Gente
disperata, caduta in miseria, costretta a comprare il pane a carissimo
prezzo o ad elemosinare un piatto caldo o un lavoro qualsiasi.
Adesso si erano radunati tra il piano di S. Agata e la piazza del
Mercato dopo avere assistito alla festa, in attesa di cominciare la
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