Page 35 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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CAPITOLO V
“È un bravo giovane, timorato di Dio. I benedettini lo hanno
visto nascere, lo hanno allevato quasi come uno di loro, perché suo
padre, che adesso è morto, è stato per lungo tempo al servizio come
stalliere, addetto alle cavalcature. Sa fare ogni genere di lavoro,
spesso accudisce agli affari dei monaci che lo mandano di qua e
di là…”
Le parole di padre Girolamo le giravano in testa, incessantemente.
“Finora non ha dato retta a nessuna fanciulla, non ha manifestato
il desiderio di sposarsi, Ha appena ventitré anni…”
“Ventitré anni. L’età giusta per fare famiglia con una buona
ragazza. Ventitré anni e un lavoro dai monaci che tutti vorrebbero
avere. Ed io?”
Rosina si scrutava davanti al vecchio specchio scrostato,
rinfrescandosi il viso, facendo cadere l’acqua sulla bacinella posta
in equilibrio alquanto instabile sul supporto di ferro arrugginito.
Non aveva detto niente alla zia Ignazina che sonnecchiava
ancora, coperta fin sopra le orecchie per il freddo pungente. Lei
non voleva sentire parlare dei monaci Benedettini, e si faceva
il segno della croce come se avesse, invece, sentito nominare il
diavolo in persona.
Glielo avrebbe detto poi.
Durante la settimana Rosina non aveva pensato ad altro.
Messasi d’accordo con le due vicine, Mena e Lina, che non
avevano avuto difficoltà a lasciarle il campo libero, adesso si
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