Page 36 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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avviava all’appuntamento con il cuore gonfio di speranza, ma
irrigidito dalla paura.
L’ottava di s. Agata era importante quasi quanto la ricorrenza
vera e propria.
La cittadinanza si era riversata in piazza in segno di devozione.
Gruppi di persone erano assiepati lungo la via della Luminaria che
ancora presentava i palazzi addobbati con tappezzerie, baldacchini
e palchetti. Si respirava aria di festa anche per via dei mortaretti
che venivano esplosi e del vociare incessante della folla che a tratti
inneggiava il nome della Santa.
Lui era là, all’incrocio con la via Sacra, in mezzo ad un gruppo
di popolani intenti a gridare e a battere le mani con foga.
Rosina lo vide da lontano e si confuse tra la folla, incerta sul
da farsi. L’ansia di conoscerlo, che l’aveva sorretta fino a quel
momento, si era trasformata in un sentimento di timore diffuso.
Ebbe quasi voglia di fuggire via, vergognandosi quasi per l’audacia
e l’ardimento che non avrebbe mai sospettato di avere…e che
adesso l’avevano abbandonata. Si sentì come una bambina colta in
fallo, annaspò cercando dentro di sé un motivo per andare avanti.
Le venne in soccorso insperato Gaspare Infascello, che aveva la
bottega di firraro proprio accanto a casa. Il volto rubizzo e l’ampio
fazzoletto avvolto intorno al collo facevano supporre che fosse tra
quelli che prendevano parte attiva alla processione, dando ordini e
incitamento alla folla dei devoti che tiravano i cordoni.
“Eilà, Rosina, c’è chi lavora e chi si diverte, eh?”
E fece cenno alle mani grosse e livide di callosità. Dopo avere
scambiato qualche convenevole si avviò proprio nella direzione di
Carmelo. Rosina lo seguì, augurandosi che l’avrebbe incrociato,
prima o poi, sentendosi protetta dalla vicinanza dell’omaccione.
La folla si era frattanto aggregata a gruppetti per vedere meglio
e adesso erano lì, vicini al crocchio di persone tra cui spiccava
un ciuffo di capelli nerissimi. Gaspare conosceva Carmelo; si
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