Page 38 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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parole grosse e ben presto si era venuti alle mani, trasformando la
pacifica processione in un tumulto della peggiore specie!
A Rosina, che arrivò trafelata a casa senza aver potuto concludere
la conversazione, restava una sola speranza: che Carmelo, avendo
saputo il suo domicilio, anche per via della conoscenza comune,
l’avrebbe cercata prima o poi.
L’indomani mattina, prima di andare al lavoro, si precipitò
da mastro Gaspare per avere resoconto della serata. Lo trovò
più arrabbiato che mai che pestava sull’incudine maledicendo e
bestemmiando a più non posso contro il governo della città
“Ecco come vanno le cose alla povera gente!” e giù un colpo di
martello.
“Aspettiamo tutti la festa per raggranellare qualche onza…ed
ecco che c’è sempre qualcuno più furbo di noi …” e giù di brutto,
un’altra bestemmia.
“Ma ci sentiranno, sì, che ci sentiranno…Le cose non possono
andare sempre così! C’è giustizia per tutti, in questo mondo, anche
per noi!”
E tra un rabbuffo e un altro, raccontò alla sbigottita Rosina come
si erano svolte le cose e com’era stata composta la faccenda dopo
che se n’era andata.
Talvolta il governo della città affidava alle Corporazioni compiti
di ordine pubblico, e in quel caso, visto che era stato un firraro ad
attaccare la lite, i muratori si erano presi la briga, o erano stati
autorizzati, a mettere la pace a suon di bastonate e cazzotti.
“E chi più ne ha, più ne metta!” ripeteva il buon Gaspare
dimostrando col suo occhio tumefatto di avere partecipato
attivamente all’operazione.
“E…Carmelo? Sì… quel giovane che parlava con voi?”
La voce le usciva flebile, incerta. Non voleva mostrare all’uomo
il suo interessamento. Non le sembrava proprio il momento
opportuno.
“Eh, sì, alcuni sono proprio fortunati…chi lavora dai monaci
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