Page 80 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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con tutte le sue arie di dignità offesa, aveva avuto quello che si
meritava, finalmente.
Resistere a lui, Cosimo Moncada barone di Francofonte,
imparentato per parte di madre col viceré Ventimiglia di Palermo!
Ma non sapeva, la sconsiderata, che i servi sono tali proprio
perché il loro compito è servire il padrone, appunto, esaudirli in
ogni loro desiderio?
E se questo comporta qualche sacrificio, qualche rinuncia, sono
affari loro. Il mondo è così e non lo hanno fatto i nobili o il popolo
a loro misura, ma c’è chi deve comandare e chi deve ubbidire…È
così, deve essere così.
Avrebbe detto a sua madre di farle qualche regaluccio, di
tacitare la cosa, tanto la ragazza in questione non aveva nessuno
che potesse difenderla, era sola…anzi, doveva ancora ringraziare
se l’avevano accolta in casa e le avevano dato da dormire e da
mangiare, di questi tempi che non ce n’é per nessuno!
Scese le scale e si recò a fare colazione, dove trovò la madre che
l’attendeva, sorseggiando piano il suo latte.
“Mamma, sei tornata, alla fine! Non ti aspettavo così presto!”
La baronessa era andata a trovare dei parenti che stavano in
campagna, per sbrigare certi affari, ed era tornata prima del previsto.
“Rosina! Ma dove s’è cacciata quella maledetta ragazza? Che
porti la colazione anche a te! Non c’è niente di pronto! La cuoca,
dov’è la cuoca?”
Quando Agata Moncada si arrabbiava emetteva delle urla così
acute che qualcuno doveva intervenire, prima o poi.
Venne Marta, scusandosi ripetutamente perché l’aveva fatta
aspettare.
“Rosina sta poco bene, oggi. Non può venire. Serviremo subito
il barone, non si preoccupi”
Cosimo prese con galanteria la mano della madre e se la portò
vicino alle labbra, come se volesse baciarla. Il gesto inaspettato
colpì favorevolmente la nobildonna, che si calmò di colpo.
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