Page 83 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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CAPITOLO XII



              L’ambizione di Agata Moncada aumentava soprattutto quando
           si intensificavano i contatti con l’ambiente palermitano; quando,
           ad esempio,  sua cugina  le scriveva  per informarla  sugli ultimi
           avvenimenti che riguardavano la corte del viceré.
              Era allora che veniva presa da una specie di frenesia: cercava
           di scuotere la tranquilla routine del palazzo organizzando feste e
           ricevimenti di vario tipo, per avere il piacere di intrattenere gli
           illustri  ospiti e per potere  poi raccontare  alla  parente  cosa era
           avvenuto tra gli stucchi delle specchiere e i divani damascati del
           suo salotto.
              Guardava con molto compiacimento al primogenito, che avrebbe
           voluto vedere seduto nei posti più ambiti del governo della città.
           Accecata dall’amore materno, non si rendeva conto della scarsa
           affidabilità  del  baronetto,  della  sua  superficialità  e  del  modo,  a
           volte spregiudicato, di gestire il patrimonio familiare.
              Non poneva attenzione al fatto che il giovane trascinava senza
           molto  profitto  i  suoi  studi  universitari,  cosa  che  invece  sarebbe
           molto dispiaciuta al marito, che aveva della cultura un concetto
           molto alto, tanto che gli piaceva arricchire la biblioteca di famiglia
           con le pubblicazioni più recenti e a volte più ardite del suo tempo.
              Non  mancavano  infatti  la  più  importante  opera  del  Tasso,
           con tutti i suoi imitatori siciliani, come “La Babilonia distrutta”,
           “Il  Maccabeo”,  “L’Arcadio  liberato”,  “Il  Palermo  liberato”che
           celebravano  episodi  della  storia  passata,  ed era  stato  tra  gli


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