Page 164 - Corti di carta
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americano. Era la mia segretaria. Così semplice, così a modo…Con
            lei era come se respirassi aria pulita, o come se bevessi l’acqua
            limpida di un ruscello. Entrava in punta di piedi nel mio studio e mi
            portava le pratiche del giorno. Le metteva così, sulla scrivania, poi se
            ne andava, e sempre, prima di chiudere la porta, mi faceva un mezzo
            sorriso, così dolce che cominciavo meglio la giornata e a poco a poco
            non ho potuto farne più a meno…».
               «Un colpo di fulmine, dunque!».
               «Sì, si può chiamare così. Anche se l’amore è venuto a poco a
            poco, è entrato nella mia vita quasi in punta di piedi, così come
            faceva lei entrando nel mio studio. Sa, io vengo dalla provincia, e,
            tranne qualche storia del tutto insignificante, o finita male, non avevo
            mai   avuto   prima   una   relazione   seria,   una   cosa,   insomma   che
            sfociasse in un matrimonio. La mamma se n’era andata da poco, ed
            io…sì, io mi sentivo solo».
               «Lei aveva capito questo suo turbamento, questa sua voglia?».
               «Sì, certamente, così come io avevo capito che con lei bisognava
            fare sul serio, abbandonare quindi tutte le mie manie di scapolo di
            provincia… Ma l’annoio, per caso? Forse mi dilungo troppo…».
               «Assolutamente no. Questi particolari sono essenziali per capire.
            Continui pure».
               L’uomo si soffia di nuovo il naso. L’altro ne approfitta per alzarsi
            un po’ e guardare dalla finestra semiaperta. La gente cammina,
            frettolosamente. È piacevole andare fuori per la strada, adesso che il
            tempo si è messo al bello.
               Otto, otto alla stagione che arriva e promette piacevolezze di ogni
            genere.
               “Che lagna” pensa tra sé. “Tutto prevedibile e scontato come un
            deja vu, come un disco rotto che si è incantato e non va più avanti…
            Voglio vedere se adesso mi dice che…”
               «Scusi, mi sono fatto distrarre dall’atmosfera. Ma non ci va lei, al
            mare?».
               L’uomo abbozza un sorriso pallido sul volto già esangue.
               «Evelina non amava il mare. Diceva che la rendeva nervosa, che
            la agitava, e così niente mare. Niente di niente, direi: niente amici, né
            cene fuori, né cinema. Io adoravo andare al cinema.
               Diceva che noi due bastavamo a noi stessi, che il nostro amore era
            più che sufficiente. Aveva lasciato il lavoro, perché voleva dedicarsi


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