Page 167 - Corti di carta
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senza senso, la lingua arrotolata nella bocca.
               «È per questo che l’ho fatto, no, non ce la facevo più! È stato
            facile, in fondo. Un colpo e via... zac, così…» e fa il gesto con la
            mano di piatto.
               «Era in un lago di sangue. Il coltello… non so l’avrò buttato via,
            Ma non ce la facevo più, non ce la facevo più».

               «Signorina, qualcuno, per favore…».
               Suona il campanello, con fare perentorio e concitato.
               Qualcuno viene, lo soccorre, facendolo calmare. Lo accompa-
            gnano di là.
               Tutto è tornato tranquillo, in un attimo. “Come una bufera in un
            bicchiere d’acqua” pensa l’uomo sfregando i polpastrelli delle dita
            gli   uni   contro   gli   altri.   Bussano   alla   porta.   Il   tocco   è   leggero,
            discreto.
               «Chi sarà adesso, proprio ora che sto andando».
               «Avanti!».
               Una donna, bionda, minuta, si staglia nel riquadro bruno della
            porta riempiendolo quasi totalmente.
               «Sono Evelina, Evelina Rocchi».































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