Page 166 - Corti di carta
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dovevo provvedere da me…».
               L’altro alza il sopracciglio, visibilmente interessato. Il “caso”
            sembra meno banale del previsto.
               «Beh, per essere una ingenua e alle prime armi…».
               «Sa, un amico mi aveva procurato dei giornali appositi, e così…
            Li tenevo nascosti, in un cassetto della scrivania dell’ufficio, di
            modo che lei non potesse vederli, e…».
               «Non doveva essere una vita facile, la sua».
               Strabuzza gli occhi, si aggiusta il collo della camicia.
               «Sì, soprattutto da quando ho scoperto che aveva una relazione,
            sì, insomma, mi tradiva!
               E l’ho scoperto per caso, tornando a casa un giorno fuori orario,
            quando lei non se l’aspettava. Li ho trovati sul divano. Lui le cingeva
            la spalla sinistra con il braccio; lei così abbandonata, non l’avevo mai
            vista…».
               Per un attimo il suo interlocutore si è come estraniato, sembra non
            abbia compreso bene il senso di quelle parole.
               Si attarda alla finestra, guarda distrattamente fuori.
               «E chi era, lui?».
               Fuori il sole è già calato. Qualche ombra si allunga sul selciato
            della strada. Il rumore del traffico si è allentato. Come in un gigan-
            tesco marchingegno, ogni cosa ha preso il suo posto, ogni situazione
            si è piegata sull’altra, in un incastro quasi perfetto.
               No,   stasera   non   mangerà   nulla…   Dirà   a   Dora   di   fargli   una
            camomilla leggera, e la sorbirà così, davanti alla televisione…Sei?
            Sette, Sette e mezzo? Quanto darà ad una serata passata così, tra gli
            affetti domestici solidi e rassicuranti come la coperta di Linus?
               Abbassa   un   poco   gli   occhi   per   raccogliere   le   sue   cose:   gli
            occhiali, il telefonino, le chiavi che si sono incastrate sotto l’agenda.
            Aspetta la risposta, forse ha già dimenticato la domanda, o non ci
            crede affatto.
               Quando li rialza, uno scatto improvviso dell’uomo lo fa sobbal-
            zare sulla sedia.
               Lo   vede   improvvisamente   alterato,   come   in   preda   ad   una
            agitazione nuova, venuta chissà da dove, lui che per tutta la durata
            del colloquio è stato compassato, quasi sottotono rispetto a ciò che
            stava raccontando. Il volto è diventato paonazzo, gli occhi sgranati,
            sembrano quasi volere uscire dalla loro sede naturale. Farfuglia cose


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