Page 57 - Corti di carta
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4 E-MAIL, 4 SMS



                  Marta, cara Marta,
                  quanto tempo fa ti chiamavo così? Oggi non ho più tempo,
               non c’è più tempo. Ti vedo distante e indifferente, ma al
               contempo risoluta, ed ho la percezione netta di una vicenda
               conclusa per sempre.
                  Nessuna parola tra noi per chiarire o per spiegare.
                  Vivevamo in una specie di nebulosa astratta, in un pantano
               melmoso dove le emozioni e i sentimenti venivano inghiottiti
               in un ribollire incessante.
                  Non ti ho capita, non ho capito.
                  Per   troppo   tempo   ho   guardato   solo   la   mia   immagine
               riflessa. Per troppo tempo mi sono compiaciuto delle lodi,
               delle acclamazioni, delle adulazioni.
                  Preferirei   avere   un   coltello   conficcato   proprio   qui,   in
               mezzo al cuore, ma devo dire con la poca umiltà che sono in
               grado di racimolare: ho paurosamente, ho clamorosamente
               sbagliato.
                  No, Marta, conosco bene quel tuo gesto di allontanare, di
               schermire le molestie che ti rende così schiva e così diversa da
               me, e non voglio certo il tuo perdono, né la tua compassione.
                  Voglio soltanto agguantare nel caos magmatico che adesso
               è diventata la mia vita, un filo conduttore, un’ancora a cui
               attaccarmi e appigliarmi in attesa di un approdo – quale? –
               non so bene quale.
                  Ma Nik no. Nik non puoi togliermelo, non puoi ritorcere
               contro di me l’unico affetto positivo della mia vita, l’unica
               nota non stonata del pentagramma delle mie emozioni.
                  Ci sono gli avvocati, i tribunali, i giudici tutelari. Ma non
               rendiamo,   ti   prego,   la   nostra   comunissima   e   banalissima
               vicenda umana meno “nostra”, non diamola in pasto alla carta
               bollata, alle udienze, agli appuntamenti mancati, alle attese
               infruttuose sotto il portone di casa.
                  È per questo che ti scrivo, che ti ho scritto dopo tutto
               questo tempo. Pensaci. Mi farò sentire.
                                                                Matteo


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