Page 55 - Corti di carta
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Si erano rivisti, con l’uomo, varie altre volte, ma più di sfuggita,
senza scadenze precise. Chiacchieravano, sullo scoglio, del più e del
meno. Lui aveva parlato di impegni di lavoro che lo chiamavano via.
Una volta l’aveva invitata a casa sua: una casa piccola, bianca che
sorgeva in un punto alto dell’Isola, e da cui si poteva vedere uno
scorcio di panorama inedito per lei. All’interno la casa era come se
l’aspettava, con molto disordine e un’infinità di conchiglie e stelle
marine allineate su un lungo tavolo. Fuori un pergolato rustico con
una vite dal tronco contorto e aggrovigliato.
Tra le altre, mostrò una conchiglia che proveniva dal Libano e col
cui mollusco gli antichi Fenici tingevano le stoffe di rosso-porpora.
Si chiamava murice.
Le regalò un’altra conchiglia, un Nautilus dalla forma appuntita,
a spirale, dal colore argenteo.
Lei aveva avuto modo di osservare e memorizzare gli occhi
dell’uomo: azzurrissimi, con delle punteggiature scure, con le ciglia
lunghissime e nere.
Le giornate cominciavano ad accorciarsi. Qualche temporale
aveva rinfrescato l’aria e fatto chiudere gli ombrelloni dello Stabili-
mento.
La ragazza preparava ormai la valigia e il pacco con le tele e gli
strumenti di lavoro. Una in particolare l’aveva messa da parte, non
insieme alle altre. La nonna le diede il pacco di congedo con un
bacio lungo, più lungo del solito.
Non l’accompagnò al vaporetto che partiva alle diciassette.
L’imbarcadero era pieno di una folla vociante e variopinta. La
ragazza si guardò attorno, nella speranza di vederlo.
Quando la sirena emise l’ultimo suono che annunciava la
partenza, fu un po’ delusa che non ci fosse, perché voleva regalargli
– e questa era la sorpresa – il suo ritratto messo da parte.
Sospirò leggermente, guardò per l’ultima volta l’orologio, tastò
velocemente la tasca con il foglietto con l’indirizzo. Concentrò
l’attenzione sulle manovre di partenza.
Il vaporetto si mosse.
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