Page 54 - Corti di carta
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Si videro al molo piccolo, dove la ragazza aveva lasciato la bici-
cletta.
La barca s’inoltrò nella parte dell’Isola a lei sconosciuta. Tra
anfratti rocciosi e costoni punteggiati da un’arida vegetazione, si
trovarono dinnanzi alla grotta.
La grotta aveva un’apertura bassa e stretta, tanto che dovettero
chinarsi per potere entrare; una volta dentro, però, lo spettacolo era
incantevole: il buio era interrotto da alcuni squarci laterali, e, dinanzi
agli occhi che si erano abituati all’oscurità, uno specchio d’acqua
limpidissima dal colore verde smeraldo intenso. Dalla volta pende-
vano parecchie stalattiti dalle forme contorte. La ragazza rabbrividì
un attimo perché la temperatura era più bassa.
L’uomo cominciò a parlare, raccontando una leggenda che aveva
udito su quei luoghi. Parlò di una ninfa, sfuggita all’assalto di una
divinità marina che la insidiava, proprio arrampicandosi su quei
pinnacoli di roccia.
Fece notare il colore rossastro-ferroso di alcuni punti che secondo
il mito testimoniavano il fatto di sangue che poi si era consumato una
volta che la ninfa era stata agguantata. Parlò dell’origine delle rocce,
della loro composizione, della loro età.
La ragazza ascoltava, riempiendosi gli occhi di quello che poi
avrebbe riprodotto sulla tela. Reminiscenze scolastiche affioravano
qua e là e mettevano in moto la sua immaginazione.
Alla fine della mattinata si sentiva appagata e felice. Si salutarono
stringendosi la mano, promettendosi nuovi incontri.
La ragazza fu impegnata tutti i pomeriggi seguenti con tele,
colori, pennelli. La nonna, che l’osservava con discrezione disse che
sì, quella era la grotta della ninfa.
Ora la ragazza lavorava a un ritratto. La luce sul volto era troppo
vivida, occorreva smorzarla un po’ e aggiungere delle ombre sotto
gli occhi. Ecco, così andava bene. Con un sorriso di compiacimento,
la ragazza intinse il pennello in un colore più scuro, più vicino al
bruno.
I giorni passavano veloci. In una volata agosto era quasi al
termine. Adesso la ragazza aveva fretta di concludere l’ultima fatica.
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