Page 61 - Corti di carta
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vita, porto e approdo acquietante della mia esistenza, sono
sicuro che in quel momento io ho raggiunto una simbiosi così
perfetta con un altro essere che come me aveva lo stesso grado
di penetrazione, e tutto quello che concretamente è avvenuto
dopo non ha per me quasi nessuna importanza. È la stessa
cosa che assaporare un cibo e poi inghiottirlo: potresti
scindere i due momenti?
L’uno è perfettamente consequenziale all’altro.
Potresti impedirti di mangiare se questo è così
inevitabilmente necessario per la tua vita?
Qualcuno ci ha visti insieme prima e dopo, ha saputo;
qualcuno ha parlato realizzando una semplice operazione
numerica: due più due fa sempre quattro, mi pare. I giornali
hanno parlato.
Ne ho qui uno, davanti a me. Capisco il disappunto di chi
lo guarda, di chi è coinvolto nei sentimenti da un’immagine
così eloquente nella sua esplicita espressività.
Avrà urlato il tuo cuore colpito e ferito, la tua rabbia
incontenibile avrà spezzato in mille frammenti quel sottile filo
fatto di amore e di consuetudine che ancora ci univa. Io, tu,
Nik. Ti sarà crollato tutto addosso e in un momento solo ti
sarai trovata a guardare il cielo, a fare i conti col nulla.
Vedi Marta, io ti capisco, io capisco.
Ma tu devi capire me.
Te l’ho scritto nella precedente e-mail, ma l’ho fatto solo
per calmarti, e adesso che tutto forse è finito, sento di dover
essere assolutamente sincero: non sono pentito di ciò che è
stato, lo rifarei se mi capitasse ancora perché è così che io
sono, perché è così che è tra persone che hanno il dono (o la
disgrazia o la capacità) di vivere intensamente in una
dimensione appena un po’ discosta dalle altre.
Queste persone bisogna accettarle come sono, bisogna
compatirle e proteggerle da se stesse. Non si può lottare per
farle cambiare: sarebbe come costringere un pesce a volare o
un uccello ad andare sott’acqua.
Cara, piccola Marta, adesso ti sento così vicina che quasi le
mie mani sfiorano i tuoi capelli e il tuo profumo arriva fino a
me.
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