Page 63 - Corti di carta
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L’ESTATE DI LUCA





               Quell’estate Luca l’avrebbe proprio ricordata: un’estate memora-
            bile, come si legge sul risvolto di copertina di un libro o nelle
            pubblicità turistiche di un posto.
               Correre, andare in bicicletta, e poi ancora giocare fino a tardi con
            i compagni in quei vicoletti polverosi davanti la porta di casa.
               «Sbrigati, sei ancora lì?».
               Il tono della mamma  non dava spazio ad indugi: raccolse le
            ultime cose e chiuse la cerniera della borsa che la zia Pina gli aveva
            regalato per il compleanno.
               L’ultimo   compleanno   questo,   da   bambino.   L’anno   prossimo
            sarebbe andato alla scuola media e allora sì, che avrebbe guardato
            dall’alto in basso Piero e tutti gli altri antipaticissimi  amici  del
            cortile: dispettosi e arroganti come la peste che si permettevano tutto
            solo perché erano una classe avanti.
               L’anno  prossimo  avrebbe cambiato  scuola e  allora... ma  non
            voleva pensarci, adesso, proprio mentr’era sul punto di partire.
               «Hai preso i pantaloni che ti ha regalato la nonna? Se non te li
            vede si offende! Ti sei ricordato dei libri? Devi ripassare qualcosa
            prima  che  finisca l’estate, e  leggere, anche,  non solo giocare e
            divertirti».
               Luca chiuse gli occhi e si tappò un attimo le orecchie: quando ci
            si metteva sua madre era proprio insopportabile.
               «Mamma ciao».
               «Mi raccomando, comportati bene e ogni tanto telefonami».
               Un bacio dolcissimo, quello di sua madre, quasi come la torta di
            mele che gli aveva insaccato nella borsa.
               «Questa gliela fai assaggiare alla nonna, non dimenticare di tirarla
            fuori appena arrivi, se no diventa una frittata. Non dimenticare. Non
            dimenticare». La litania continuava.
               «Sì, ciao mamma».
               Saliti in auto, avevano fatto la strada che portava al paese in
            silenzio, lui e suo padre.
               Ogni tanto lo guardava di profilo, mentre, intento a osservare la
            strada, arricciava un po’ il naso per la concentrazione in un gesto che


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