Page 65 - Corti di carta
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Nonna Lucia era una donna alta e robusta, a cui l’età e i tanti figli
non avevano ancora del tutto sottratto un’austera bellezza.
I capelli erano ormai quasi del tutto grigi, divisi a metà in due
bande uguali e raccolti sulla nuca in una specie di nodo da cui
sfuggiva qualche ciocca non allineata. La bocca era sottile e spesso
s’increspava in una smorfia di disappunto. La cosa sua più bella
erano però gli occhi: neri e un po’ infossati, diventavano a volte così
penetranti da non poterne trattenere l’impatto.
Vestiva molto semplicemente, con dei camicioni che coprivano i
vestiti neri a cui la vedovanza l’avevano abituata e a cui non aveva
più voluto rinunciare, secondo l’uso del paese.
A nulla le proteste delle figlie: «E dai, mamma, toglilo questo
lutto, che non è più tempo».
«Metti qualcosa di bianco, o di grigio, per alleggerire un poco».
E allora, nelle occasioni eleganti, la nonna metteva dei vestiti
grigio-ferro con qualcosa di bianco. Veramente elegante.
Luca per prima cosa, dopo aver fatto colazione, cominciò la
perlustrazione della casa per vedere se c’erano stati dei cambiamenti
dall’anno precedente.
Era una casa di paese, su due piani e con le stanze una appresso
all’altra che ne rivelava l’assoluta casualità progettuale; chi l’aveva
costruita aveva aggiunto stanza a stanza secondo le necessità del
momento o le disponibilità economiche del committente.
La quasi totale mancanza di corridoi o disimpegni rendevano lo
spazio immediatamente fruibile, ma anche quasi del tutto privo di
zone isolate.
Solo la stanza dello zio Uccio si trovava in fondo ad un corridoio
cui si poteva accedere o dal piccolo terrazzo del piano di sotto o
addirittura dalla cucina. Le altre stanze, quella da pranzo, quella della
nonna e il soggiorno in cui dormiva Luca si affacciavano anch’esse
sul terrazzino, e tra queste stanze e la cucina c’era addirittura un
piccolo bagno con due porte!
Nel piano di sopra, la rappresentanza, con una stanza da pranzo,
una camera da letto, e, in fondo un salotto in corrispondenza della
stanza dello zio Uccio, tutte con mobili molto antichi e pesanti che la
nonna apriva solo quando c’erano ospiti di riguardo. Il che accadeva
sempre meno spesso, ormai.
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