Page 89 - Corti di carta
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M’investe con un torrente di parole, cifre, dati, opportunità,
convenienze, prestiti bancari. Non lo ascolto neanche. Sono entrata
in casa.
Mi aggiro negli ambienti umidi e rinchiusi. I mobili sono coperti
da teli bianchi. Qualche ragnatela pende dall’alto, illuminata da
alcuni raggi sghimbesci che filtrano dalle imposte appena aperte.
«Che ne dici di mangiare? M’è venuto un certo appetito».
Annuisco. Dentro è tutto sporco, polveroso, così decidiamo di
apparecchiare all’aperto. Intorno alla vecchia cisterna ci sono dei
sedili di pietra. Il sole è caldo e invitante. Appoggio una tovaglia,
piatti e bicchieri di carta, rigorosamente.
«Che c’è di buono?».
«Ho fatto il polpettone, ma conserviamone un po’ per i ragazzi.
Sai quanto ci va matta Marzia».
Mangiamo così, silenziosamente. Qualche moscone gironzola
sull’insalata. In lontananza lo scampanio dell’ultima Messa. È
domenica, dopotutto.
Ad un tratto mi prende la mano, mi attira a sé, con decisione.
Sono stupita, piacevolmente sorpresa, ma sto al gioco.
«Ma cosa fai? Possono vederci». Tento di sottrarmi, ma non sono
molto convincente.
Entriamo dentro, cercando una posizione più comoda. Mi vince,
mi sopraffà, come sempre. Non so se essere lusingata o irritata. Certe
attenzioni scarseggiano dopo tanti anni. Lo dicono sempre le mie
amiche che ne sono prive.
Ma io avrei voluto più dolcezza, più partecipazione.
Alla fine è soddisfatto. Lo vedo da come si accarezza il mento e
stiracchia le braccia.
Dopo parliamo.
La casa, di proprietà di mio nonno è passata a mio zio che non
può tenerla. È troppo grande e malandata, ci vogliono troppi soldi
per metterla su. Lui abita altrove e non può occuparsene. Per questo
vuole metterla in vendita ai nipoti e a chiesto a me, per prima, se
voglio comprarla.
Per questo Manlio ed io siamo qui, questa domenica mattina.
«Avete parlato di prezzo?».
«Sì, ma la cifra è spropositata».
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