Page 90 - Corti di carta
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«Forse abbasserebbe il tiro, farebbe una proposta più ragionevole
            se fossimo decisi».
               «Hai idea di quanti soldi ci vogliono per renderla –non dico
            abitabile – ma solo appena accettabile?».
               «Possiamo vendere La Piana».
               «Ma quella è una proprietà che rende, questa è del tutto impro-
            duttiva».
               «Pensa come sarebbe bello passare qui i mesi estivi ed i fine-
            settimana. I Renzi abitano qui vicino e i miei cugini hanno la villa
            accanto».
               Ha ripreso una sigaretta che penzola dalla sua bocca in attesa di
            essere accesa. Stavolta ci do un tiro.
               Usciamo, nel frattempo, e camminiamo nella campagna. Il sole si
            è un poco offuscato. Si è alzato un venticello lieve.
               «Guarda,   questo   spazio   potrebbe   essere   un   piccolo   orto.   Ho
            sempre   desiderato   un   piccolo   orto,   con   un   angolo   per   le   erbe
            aromatiche.
               Tu potresti riprendere qualche hobby, non so. C’è tanto spazio qui
            intorno.
               Io   potrei   coltivare   dei   fiori,   fare   le   conserve,   le   marmellate.
            Marzia potrebbe invitare le sue amiche, studierebbero meglio con la
            pace della campagna… e Dino, Dino potrebbe attrezzare un labora-
            torio musicale in una delle stanze, dopo averla insonorizzata».

               Continuiamo a camminare. Il sole non si vede più. Ho qualche
            brivido di freddo, mi rincalzo il maglione. Lo prendo sottobraccio, in
            un gesto consueto e affettuoso. Lui sta in silenzio, meditabondo. Non
            si esprime.
               Rientriamo adesso. Sta quasi per piovere. Il tempo ci sorprende
            con un mutamento improvviso e capriccioso.
               Ma io non demordo, continuo a fantasticare.
               «I pavimenti di cemento non sono così brutti, poi. Basta dargli
            una ripulita. La cucina no, voglio rifarla completamente. In cotto,
            grande, rustica con le pentole di rame attaccate alla parete».
               Comincia a chiudere una dopo l’altra, le imposte. Il rumore dei
            ferri sbattuti mi fa venire la pelle d’oca. Il chiavistello finale della
            porticina sul retro mi fa ritornare in un attimo alla realtà. Chiudiamo
            il catenaccio. Ci sediamo in auto.


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