Page 84 - Corti di carta
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Tutte  pendevano  dalle  sue  labbra,  allora,  immaginando   quale
            sarebbe stata la loro vita.
               Tra un’equazione algebrica e un teorema di geometria dipana-
            vano le matasse della loro esistenza spalancando occhi ignari, curiosi
            e instancabili.

               Verde. Se lo ricordava benissimo: era verde, con la copertina
            imbottita a disegni cinesi il diario che le avevano regalato per il
            compleanno.
               L’aveva visto fare a Renata e poi l’aveva subito imitata. Scrivere
            e appuntare – a margine – pensieri, periodi, poesie estrapolate dai
            libri che leggevano e si passavano di mano con la consapevolezza
            complice di chi ha fatto una scoperta unica e se la vuole gustare fino
            in fondo.
               “Verrà la morte ed avrà i tuoi occhi”…
               “A volte il vento è un tulipano di paura. Un muro di brutti sogni
            mi separa dai morti”…
               “Che la tua vita sia cammino sui fiori”…
               “Soffro pene di giglio fresco per un cuore di gesso, tremore di
            bianco ciliegio nel martirio di Gennaio”…

               Poco a poco il salotto si era riempito e, per un attimo, chiudendo
            gli   occhi,   Angela   ebbe   la   sensazione   di   essere   tornata   indietro.
            Riconobbe qualche voce che poi non corrispondeva più alle sembian-
            ze che la luce impietosa le rivelava.
               I saluti, le risate, l’allegro vociare. Ma era passato tutto questo
            tempo? Sembrava ieri, anzi era ieri.
               Renata, come sempre, amava distinguersi ed era venuta a scuola
            con un paio di occhiali da sole grandi, rossi come due televisori.
            Intorno   a   lei   un   crocicchio   festoso   di   ragazze   che   guardavano,
            incuriosite, e volevano sapere.
               Angela era rimasta un po’ in disparte come sempre e la osservava
            tra il divertito e l’infastidito.
               Sempre così tra loro due: una bella e diligente, l’altra non così
            bella, ma  intelligente, “Io timida, riservata, appartata, quanto lei
            esibizionista e fastidiosamente protagonista”. Si scoprì a fare queste
            riflessioni mentre qualcuno le offriva un biscotto.




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