Page 15 - La via d'uscita
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contrare nessun argine, nessun ostacolo al suo agire. Ora-
zio Trigona veniva vincolato solo dai fatti ineluttabili della
vita, come una tempesta, o la morte di qualcuno, o una
qualunque calamità naturale che non si potesse né preve-
nire né evitare. Tutto il resto veniva aggirato, superato e
scavalcato con spregiudicata abilità.
Motivi puramente patrimoniali erano stati alla base di
questo matrimonio, voluto e scelto dai genitori di entram-
bi. Proprio quando Assunta accarezzava l’idea di entrare in
convento, nei confronti del quale la inclinavano un’indole
malinconica ed appartata, una propensione alla mortifica-
zione del proprio corpo, che vedeva come un’inutile ingom-
bro, suo padre aveva già stipulato l’accordo che l’avrebbe
per sempre legata ad Orazio.
Figlia unica del barone Eugenio Asmundo, nata dopo
un parto difficile che aveva portato alla morte sua ma-
dre, dopo averla sfiancata in un lunghissimo travaglio se-
guito da una inarrestabile emorragia, Assunta appariva
fin dai primi vagiti come un esserino fragile e indifeso che
difficilmente sarebbe sopravvissuto. La pelle era chiaris-
sima, quasi trasparente, una peluria lanuginosa le copri-
va la testolina oblunga e disarmonica, mentre i piedi e le
mani piccolissime sembrava che si dovessero squagliare al
primo battesimo dell’acqua. La levatrice l’aveva avvolta e
raggomitolata in una copertina, mettendole vicino delle
bottiglie d’acqua calda, e così per giorni e giorni; era sta-
ta nutrita col latte di una balia, mentre suo padre, troppo
amareggiato per la perdita subita, le rivolgeva solo qual-
che sguardo distratto e contristato, quasi attribuendole la
colpa della dipartita della moglie ed il fatto di essere nata
femmina.
Ma, a dispetto di ogni previsione, la bambina aveva con-
tinuato a crescere sì, stentatamente, ma quasi ostinata-
mente, a voler smentire ogni infausto presagio. Per i primi
tempi se n’era presa cura zia Gemma, madrina di Battesi-
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