Page 16 - La via d'uscita
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mo, sorella della madre, vedova con due figlie femmine,
ma poi l’aveva affidata assai presto alla tutela delle mona-
che del convento del Carmelo, dove Assunta era stata por-
tata fin dalla più tenera età.
“Vedete, vedete, come gli sta appiccicata addosso!”
“Si vuole sistemare, non c’è dubbio! Don Eugenio è rima-
sto così solo e così affranto per la morte della moglie che
prima o poi cederà …”
“Nooo, lo conosco bene, io! Fa finta, vedete, di esserle ri-
conoscente, ma in realtà non gli conviene … Si dovrebbe
accollare anche le figlie di lei!”
“Eppure, l’altra volta li ho visti così vicini che… sembrava
si stessero baciando!”
“Hii, chissà cosa hai visto, che ti sei immaginata! È come
dico io, credetemi!”
I mormorii della servitù, soffocati ed inespressi aleg-
giavano tra le stanze di palazzo Asmundo, giravano per i
corridoi, salivano dalla cantina e dai magazzini, si agitava-
no, insieme con chi li proferiva, nei momenti di maggiore
trambusto. Si sapeva che Don Eugenio aveva delle pro-
prietà a cui era attaccato come un’ostrica al proprio sco-
glio e si sapeva anche che avrebbe voluto lasciarle solo al
figlio maschio, se fosse venuto. Ma, stando così le cose, se
a malincuore l’accidente che gli era incorso privilegiava la
sua unica figliola, meno che mai avrebbe accettato di ne-
goziare e dividere i suoi beni con un’altra moglie e, peggio
ancora, con la di lei figliolanza.
Niente da fare, dunque; man mano che la bambina
cresceva, Gemma era stata allontanata poco a poco, con la
scusa che le buone suore di clausura ottemperavano al loro
compito senza bisogno di aiuti provenienti dall’esterno.
S’era saputo poi, qualche anno più tardi, che si era sposata
in seconde nozze ed era andata a vivere in un’altra provincia.
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