Page 23 - La via d'uscita
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un bravo giovane, timorato di Dio, di nobile casata, con
il quale avrebbe raggiunto quella felicità tanto agognata.
Avrebbe avuto dei figli, trasmesso loro le sue virtù; avrebbe
governato la casa, avrebbe potuto compiere delle opere di
carità, insomma continuato a vivere santamente: il matri-
monio non escludeva questo.
Troppo debole per ribellarsi, troppo timida e sola per tro-
vare sponda in qualche amicizia, o nella figura stessa della
Superiora, verso cui nutriva un timore quasi reverenziale,
ma un distacco incolmabile, Assunta s’era dovuta piegare
alla volontà paterna e appena compiuti i diciotto anni, ave-
va sposato Orazio Trigona.
La fine della recita del rosario aveva dato la stura ad un
mormorio che era diventato un vero e proprio chiacchie-
riccio, come se, finito il momento della solennità religiosa,
ognuno dei convitati sentisse il bisogno di comunicare con
l’altro cose più terrene e più urgenti. Si attendeva l’ora di
cena che sarebbe stata servita nella sala da pranzo conti-
gua. Nel frattempo i gemelli si erano eclissati e donna As-
sunta si era alzata per impartire ordini alla servitù, intenta
agli ultimi preparativi. Tra Orazio, il senatore Scammacca
ed il vicario generale si era accesa nel frattempo una vivace
discussione incentrata sulla rendita delle campagne e sulla
caccia, argomento questo seguito con partecipazione an-
che dai rappresentanti del clero.
“Quando vi trasferirete in città?” aveva chiesto padre Ber-
nardo, confessore di donna Assunta, che nutriva un malce-
lato interesse per le mosse del barone, soprattutto quando
queste si intrecciavano con gli affari della Curia.
“Finita la vendemmia, sbrigate due o tre cose, comincere-
mo a raccogliere tutto ciò che è necessario … Prevedo uno
o due viaggi!”
“Sarà opportuno sistemare tutto in previsione del ritor-
no. Il palazzo è rimasto chiuso per tutta l’estate!”
Lo sapevano bene alcuni invitati che l’allontanamento
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