Page 29 - La via d'uscita
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poggiava, sempre in pietra bianca, lo stemma di famiglia.
               Due finestroni erano posti ai due lati del portone. Entrando
               l’ampia corte ospitava i magazzini, il ricovero per i cavalli e,
               lateralmente la porta d’ingresso per l’alloggio dei padroni.
                 La scalinata interna, in marmo bianco, che procedeva di-
               ritta per poi dividersi, leggera e sinuosa, consentendo l’ac-
               cesso ai piani superiori, Agnese la conosceva molto bene.
               La sua bellezza era data dalle ringhiere laterali in ferro bat-
               tuto, scure, traforate come un merletto che contrastava-
               no con gli stucchi bianchi in rilievo delle pareti laterali e del
               soffitto. Per la sua realizzazione Orazio non aveva badato
               a spese e si era servito delle migliori maestranze che aveva
               potuto reperire.
                 Piccolissima l’aveva salita e discesa un gradino alla volta,
               sostenuta da mani sicure. Un po’ più grande non c’era di-
               vertimento migliore, per lei, che superarne i gradini a due
               a due, e scendere velocemente attaccandosi al corrimano.

                 Quando, ormai cresciuta, i suoi piedi calzavano scarpe
               leggere e munite di tacco, si poteva vedere percorrerla
               come se volasse come un turbine, una gioiosa saetta che
               faceva rabbrividire la seria compostezza di sua madre.
                 Col tempo si faceva sempre più bella e sembrava che
               avesse preso le parti migliori di entrambi i genitori. La de-
               licatezza ed il biancore dell’incarnato materno, i capelli
               dello stesso colore, che non si erano così tanto scuriti. Ma
               gli occhi, quelli erano di suo padre: neri, profondi, velluta-
               ti, contornati da ciglia e sopracciglia della stessa tonalità.
               Solo l’accurato esercizio di un’educazione imposta a tempo
               debito aveva potuto mettere a freno quel senso di indomi-
               ta irrequietezza che suggeriva il suo sguardo. Per questo
               aveva imparato ad abbassare le palpebre, a tenere a freno
               le parole che seguivano il suo pensiero.
                 La sua strada, già segnata fin dalla nascita, l’aveva por-
               tata verso il convento dell’Ascensione, per volontà di suo


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