Page 34 - La via d'uscita
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esistenza, indifferenti a tutto, occupati solo a vivere la loro
vita, secondo le regole imposte dalla natura.
Ma neanche questo riuscì a placare la sua agitazione: le
parole appena lette e le considerazioni che ne erano segui-
te si affollavano nella sua mente facendola incespicare sui
sassi che trovava sul cammino. La casa era lì, il tetto emer-
geva sopra un fitto filare di viti e da una siepe che delimita-
va il cammino.
Un rumore strano, come di un singulto affannoso e rit-
mico attrasse la sua attenzione, uno stropiccio, come di
uno sfregamento di abiti e di corpi la incuriosì a tal punto
che non solo si fermò, ma tese meglio l’orecchio per capire
da dove provenisse e quale ne fosse la causa. Allora vide,
stesi a terra e avvinghiati, nascosti dalla stessa siepe dietro
la quale si erano rifugiati, due corpi e due teste, quella di
Concetta, sotto, quasi del tutto coperta da una nuca ma-
schile che riconobbe essere dello stalliere. Erano semivesti-
ti, scomposti: la gonna di lei sollevata ed i pantaloni di lui
abbassati. Si sussurravano parole inafferrabili, tra gridolini
e risatine di piacere.
Anche se era la prima volta che Agnese assisteva ad un
amplesso, non se ne stupì più di tanto. Mezze frasi colte
qui e là nelle conversazioni da cui veniva esclusa, di cui non
conosceva il senso e non capiva il significato, si manifesta-
vano adesso con una chiarezza sconcertante, come se, in
fondo, ne avesse sempre compreso il contenuto, solo che
questo non aveva mai avuto la possibilità di esternarsi, di
venire fuori, ma sotteso ed implicito alla sua coscienza,
aveva sempre fatto parte di essa.
Non fu quindi stupita di ciò che era accaduto sotto i suoi
occhi, ma vivamente interessata, sì. Quando, rientrata per
cena, si sedette a tavola con i suoi familiari, osservò at-
tentamente Concetta che faceva la spola tra la cucina e la
sala da pranzo. Sembrava normale, serena come sempre,
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