Page 37 - La via d'uscita
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Le giornate che seguirono si svolsero secondo le consue-
tudini della famiglia: qualche passeggiata in campagna,
qualche visita, ma durante la recita del rosario questa
volta Agnese partecipò più sentitamente, come se avesse
qualcosa da farsi perdonare e sentisse il bisogno di pregare
con più fervore.
In uno dei rari momenti in cui i suoi genitori, seduti uno
accanto all’altra, erano immersi in fitto dialogo, mentre
stava passando dalla stanza da pranzo al salone, riuscì a
cogliere qualche pezzo della loro conversazione; poche fra-
si che però attirarono la sua attenzione, perché capì che
parlavano proprio di lei e che stranamente si trovavano
d’accordo. Riuscì solo a sentire qualche frase, del tipo “Bi-
sogna dirglielo, alla madre Superiora!” “Dobbiamo prende-
re una decisione”
“Speriamo sia d’accordo!”
Il discorso venne precipitosamente interrotto appena si
accorsero della sua presenza. Allora suo padre si alzò, di
scatto, e sua madre continuò a ricamare, come sempre,
col volto in ombra, calata sul delicato lavoro che sembrava
assorbirla completamente.
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Adesso aveva cominciato a leggere anche di notte, quan-
do ogni lume era spento, e in casa Trigona taceva tutto,
sovrastata com’era dalle tenebre che avvolgevano gli spazi
aperti di fuori, penetrando anche all’interno; solo la can-
dela posta accanto al suo letto, emetteva una luce fioca,
ma sufficiente a farle distinguere i caratteri neri, precisi,
che ballavano nella sua mente dopo essere passati dai suoi
occhi.
“Didone brucia, infelice, e si aggira per tutta
la città, come folle, come cerva da freccia piagata,
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