Page 40 - La via d'uscita
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forse troveresti là l’occupazione che tanto desideri”.
La gratitudine di Concetta si espresse in un lungo abbrac-
cio ed Agnese volle lasciarle un segno tangibile della sua
amicizia: un nastro di raso con il quale amava intrecciarle i
capelli, inventando nuove pettinature quando era più pic-
cola.
“Ricordi? Scappavo sempre quando mi pettinavi o mi ve-
stivi, ma mi piaceva tantissimo quando prendevi questo
nastro dalla toletta di mamma e me lo mettevi tra i capelli.
Allora mi stavo ferma e zitta pensando che c’era un’occa-
sione speciale da festeggiare, e mi sottoponevo di buon
grado alle tue torture sui miei capelli … Ero vanitosa anche
allora, vero?”
Un nastro di raso è cosa minuscola e forse insignificante,
ma Concetta lo accettò come se fosse un dono prezioso; in
quel momento le fu di conforto e le due si promisero che
sicuramente si sarebbero riviste, in un giorno non troppo
lontano.
La fila delle educande si snodava tra gli austeri corridoi
che portavano al refettorio, ma questa volta c’era una no-
vità che serviva ad interrompere la monotonia dei gesti ri-
petuti quotidianamente: una novità bruna, con i ricci che
sfuggivano dalla cuffia e due occhi celeste pallido. Veniva
da Modica e si chiamava Adele Chiaramonte.
Le ragazze si erano affollate intorno a lei facendole ogni
tipo di domanda. E lei non si sottraeva certo alla loro curio-
sità, anzi dimostrava di essere tutt’altro che timida, pronta
e svelta di lingua. Casualmente Agnese e Adele si trovaro-
no vicine nella lunga tavolata e poterono così fare una pri-
ma, epidermica conoscenza.
Nei momenti consentiti la nuova venuta raccontò che
era rimasta orfana a causa di una brutta malattia che ave-
va falciato entrambi i genitori; era stata affidata allo zio
paterno in qualità di tutore, che avendo degli interessi a
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