Page 42 - La via d'uscita
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messo mano a quei deliziosi biscotti chiamati “nzuddi”, fat-
            ti di pasta di mandorle, e scorze di arancia candita che con-
            tendevano il primato ai famosi biscotti “ad esse” prodotti
            dalle monache di un altro monastero che ne custodivano
            gelosamente il segreto. In quel momento quasi magico di
            operosità ogni conflitto appariva appianato le due ragazze
            poterono assistere in santa pace alla preparazione di ciò
            che nei giorni successivi avrebbero gustato.

              Agnese, come le altre, poteva frequentare gli spazi dedi-
            cati alle educande, ambienti dove vivevano in serena co-
            munità, senza disturbare le monache già consacrate che
            avevano ognuna una propria cella, per meglio pregare e
            rispettare la regola del silenzio. Alle piccole erano riservate
            due camerate, composte di otto letti ciascuna, anche se il
            numero di quelli occupati era variabile, dato che qualcuna
            delle ragazze ogni tanto abbandonava il proprio o per usci-
            re dal convento o per restarci per sempre.
              Una notte la luce di una luna spettrale filtrava dal fine-
            strone posto proprio davanti al letto di Agnese, stranamen-
            te non schermato dalla pesante tenda che abitualmente
            lo copriva, (chissà chi lo aveva scostato senza ricordarsi di
            chiuderlo!); faceva freddo, lo stanzone era poco riscalda-
            to e persino i vetri tremavano, investiti dalle gelide folate.
            Forse le coperte non erano sufficienti, e Agnese batteva i
            denti, pensando con rammarico alla stagione estiva, alla
            sua stanza nella casa di campagna che non era costretta a
            dividere con nessuno, alla sua libertà di leggere sino a tar-
            di, sino a che la candela non fosse diventata un filo di fumo.
            Lo scalpiccio di piccoli piedi nudi interruppe momentane-
            amente questi pensieri. Una mano scostò timidamente la
            coltre che la copriva, una voce flebile si fece riconoscere e
            chiedendo il permesso di entrare nel suo letto, di condivi-
            dere il suo spazio solitario. Dapprima sorpresa, fu poi con-
            tenta di scoprire che Adele, tremante e timorosa l’abbrac-


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