Page 47 - La via d'uscita
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L’ILLUSTRE CONTEA
Non troppo distante da Catania, da tempo la contea di
Modica offriva una vivacità culturale che non aveva nien-
te da invidiare a quella delle più grandi città della Sicilia e
dell’Italia tutta. Dopo il rovinoso terremoto del 1693 e qual-
che altro nefasto avvenimento s’era impegnata in un’opera
di ricostruzione non solo edilizia, ma anche civile, morale e
culturale.
La presenza di una classe patrizia colta e illuminata ave-
va fatto sì che accanto alle scuole annesse ai conventi ne
sorgessero altre, di carattere per così dire “laico” dove s’in-
segnavano tutte le discipline e non era disatteso neanche
l’esercizio della poesia. Le famiglie nobili potevano dispor-
re di precettori che entravano nelle case e dispensavano il
loro sapere. Ed anche le donne venivano accolte nelle Acca-
demie che andavano sorgendo in quel periodo dando voce,
con i loro versi, all’esigenza di una dignità pari a quella degli
uomini.
Era stata quindi una dolorosa necessità di Tommaso
Chiaramonte, zio di Adele e suo tutore, quella di sradica-
re la nipote da un ambiente così stimolante per trasferirla
a Catania. Ma la dolorosa vicenda da cui era stata colpita
gli avevano imposto la scelta. Aspettava quindi con gioia
e trepidazione le occasioni in cui poteva riportarla con sé
per immetterla, sia pure per breve tempo, nel contesto fa-
miliare da cui proveniva, allo scopo di non farle perdere i
contatti con i parenti rimasti.
In ciò che non era crollato di palazzo Chiaramonte, nella
parte che non apparteneva ai genitori di Adele, abitavano
Girolamo Guastella, cugino di primo grado dei Chiaramone
e Giacinta sua figlia, vedova, con i figli Amalia e Guglielmo.
Amalia era più grande di Adele; seria, riflessiva dedita allo
studio. Guglielmo aiutava il nonno nella conduzione dei
beni che avrebbe ereditato.
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