Page 50 - La via d'uscita
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“Gran Portenti di Amor! Dal fosco orrore
Si lagna alcun, che di miserie oppresso
Tiene le cure proprie più mordaci!”
Adele seguiva un poco frastornata quanto si svolgeva in-
torno a lei, dato lo spirito della serata, così distante dalle
omelie e dalle preghiere cui aveva dovuto abituarsi duran-
te la permanenza al convento.
Nei giorni che seguirono ebbe tempo e modo di parlare
con Amalia, di farsi spiegare meglio alcuni lati nuovi ed
oscuri di questo originale modo di trascorrere una serata.
“Il mondo sta cambiando, cara Adele. L’arte del poetare
si sta affermando sempre di più soprattutto nella nostra
città. E ti spiegherò anche il perché. Sono da poco sorte
nell’isola delle Scuole poetiche, chiamate Accademie in cui
si esercita l’arte della poesia, rifacendosi al mondo classi-
co, bucolico, nei modi propri del Petrarca. Quella a cui mi
riferisco in particolare, perché ne fanno parte illustri modi-
cani, si chiama degli Ereini ed ha sede a Palermo. Possono
farne parte anche le donne, purché non leggano i loro versi
in pubblico. All’atto dell’adesione devono mutare il proprio
nome assumendone un altro, di fantasia, attinto da quel
mondo che intendono cantare. La più famosa che ricopre
un posto privilegiato in questo consesso è la figlia del prin-
cipe Enrico Grimaldi, Girolama, che ha scritto un’opera in
versi dal contenuto che molte di noi tentano di imitare,
senza, naturalmente, avvicinarci all’originale. Si chiama
“La Dama in Parnaso”, di cui ho una copia e da cui voglio
leggerti dei versi.”
E, davanti agli occhi incuriositi di Adele che pendeva dalle
sue labbra, senza peraltro afferrarne appieno il significa-
to, Amalia cominciò a leggere i versi della poetessa di cui
aveva parlato prima, soffermandosi su quelli che l’avevano
colpita di più:
“Serici abbigli di lavoro industre,
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