Page 55 - La via d'uscita
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perderla, come a voler suggellare, per l’ennesima volta, il
patto che le univa.
L’umore di Agnese s’era mantenuto malinconico per tut-
ta la durata delle feste e non era stato ravvivato nemmeno
dalle riunioni che sovente si erano tenute a casa Trigona,
cui partecipava come un’estranea, per niente interessata
alle discussioni che vertevano sugli affari o sulle proprietà
e che la lasciavano del tutto indifferente, accomunando-
la in ciò alla madre che presenziava solo all’inizio per poi
abbandonare il consesso adducendo malesseri vari che
non sorprendevano più nessuno, tanto erano diventati
proverbiali. Anzi davano agli uomini, privati delle presenze
femminili, la possibilità di intrecciare dialoghi più privati e
talvolta licenziosi, scambiando commenti salaci che susci-
tavano le più grasse risate.
Alla ragazza non rimaneva altro che ritirarsi nella sua
stanza, in compagnia dei suoi amici più fedeli e affeziona-
ti che ormai erano rappresentati dai libri. L’ultimo che le
era capitato tra le mani era una storia d’amore struggen-
te e delicata, dall’esito tragico, ma in grado di smuovere le
corde più segrete e nascoste della sua sensibilità priva di
esperienza, ma proprio per questo capace di assorbire in
maniera più acuta e meno smaliziata la vasta gamma di
sentimenti e di sensazioni che una mente come la sua po-
teva solo immaginare.
Si trattava di una novella in versi di Antonio Rosea pubbli-
cata nella seconda metà del secolo precedente e che aveva
riscosso un notevole successo, facendo il giro delle princi-
pali corti europee.
Un racconto semplice e commovente: la storia di una gio-
vane catanese, perdutamente innamorata di un suo con-
cittadino coetaneo che chiama ad un segreto convegno
notturno nella sua dimora, nulla sapendo delle sue cattive
condizioni di salute. Infatti il giovane, pur avendo dovuto
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