Page 53 - La via d'uscita
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IMPRESSIONI IN FILIGRANA
I giorni di vacanza erano passati lunghi, noiosi, privi di
novità. Se non fosse stato per il saccheggio dei libri della
biblioteca paterna, che le regalavano momenti di soddi-
sfatta estraneazione, Agnese non avrebbe finito di maledi-
re tutto quello che la circondava e la vita che era costretta
a condurre.
Anzi sì, forse una novità c’era: appena un barlume di spe-
ranza in quell’oceano di disperazione, ma con così poco
rilievo, al momento, da ritenerlo quasi normale o trascu-
rabile.
Concetta era stata ammessa in convento come conver-
sa, addetta alle pulizie e all’infermeria, con mansioni varia-
bili e a largo raggio. Non dormiva là, a meno che non l’a-
vesse richiesto espressamente, e ciò grazie ai buoni uffici
di Agnese che aveva direttamente contattato la Superiora
perché fosse accettata, senza aver dovuto disturbare qual-
cun altro. E questo successo le aveva dato una punta di
soddisfazione, di cui si sentiva quasi orgogliosa. Era riusci-
ta ad ottenere qualcosa con le sue sole forze, senza ricor-
rere all’intervento di suo padre che chissà quanto tempo
l’avrebbe fatta aspettare prima di agire!
Già dalla fine del ‘600 in tutta l’isola si era diffusa la pratica
del bizzocaggio basata su motivazioni di carattere sociale
talvolta fittamente intrecciate a pulsioni di uno spiritua-
lismo autentico che sovente venivano ritenute eretiche:
escludendo dai conventi le rappresentanti di classi sociali
poco abbienti e quindi non monacabili perché poco pro-
duttive economicamente, tuttavia si dava loro la possibili-
tà di partecipare alla vita monastica in una forma, per così
dire, ridotta, prendendo cioè dei voti semplici e continuan-
do a vivere a casa propria pur prestando servizi e attività
varie per conto del monastero. Questa scelta comportava
degli indubbi vantaggi per le due controparti: le bizzoche
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