Page 35 - La via d'uscita
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premurosa, attenta a servire i padroni col consueto garbo.
Agnese non disse una parola, e, del resto, con chi avrebbe
potuto confidarsi? Con sua madre, che già si lamentava di
un furioso mal di testa e si ritirava nella sua stanza? Meno
che meno con suo padre col quale esisteva una profonda
estraneità? I suoi fratelli la ignoravano, non la guardavano
neanche, date le differenze di età e di sesso.
Immaginare soltanto che quello aveva intravisto svolger-
si poco prima per terra e in aperta campagna fosse o potes-
se essere quanto suo padre e sua madre avrebbero potuto
fare nella loro intimità, le sembrò una cosa abnorme, inau-
dita. Non aveva mai visto tra loro nessuna vicinanza fisica,
nessun gesto di affetto o di tenerezza quale preludio di un
contatto più intimo.
La ragazza si rese conto che era giunto il momento di
aprire gli occhi, finalmente. Bisognava dire addio alle in-
genuità, agli innocenti risolini con le compagne, ai giochi
bambineschi che non avevano altro scopo che prolungare
la sua infanzia! Le sembrò anzi che tutto avesse congiurato
contro di lei, per non farla crescere, per tenerle nascosta
quella parte di mondo che adesso le sembrava così neces-
sario, così urgente conoscere.
La mattina seguente, appena alzatasi dopo un sonno
agitato, chiamò Concetta.
“Preparami l’acqua per il bagno, voglio farlo stamattina!”
“Certo, signorina, l’accontento subito!”
Quando l’ampia tinozza fu riempita del liquido fumante,
Agnese si svestì completamente, e vi s’immerse con vivo
senso di piacere.
“Puoi aiutarmi per la schiena?”
La giovane obbedì, il suo braccio eseguiva ritmicamente i
movimenti con la giusta velocità, né troppo forte, né trop-
po piano. La sua indole allegra e la sua predilezione verso la
padrona le diedero un po’ di confidenza in più, invitandola
ad inframmezzare il suo canto con qualche risata, di tanto
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