Page 33 - La via d'uscita
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OLTRE LA SIEPE
“At regina gravi iamdudum saucia cura
vulnus alit venis et caeco carpitur igni
(…) Che straordinario ospite m’è venuto in palazzo,
che portamento, che forza in cuore e nell’armi!
(…) Anna, te lo confesso, dopo la morte del misero sposo
e la strage fraterna, che la casa m’insanguina,
egli solo ha scosso i miei sensi, m’ha fatto tremare
il cuore. Oh, della fiamma antica i segni conosco!
Anna risponde:
“O amata più della luce dalla tua sorella,
(…) Contro un amore gradito vuoi ribellarti?
Tu soltanto ai numi pace chiedi, offri vittime,
poi prolunga il soggiorno, inventa pretesti, a fermarlo ...”
Con queste parole incendiò l’animo ardente d’amore,
speranza diede al cuore incerto, dissolse il pudore”
(Virgilio, “Eneide”, libro IV )
Esisteva, esiste dunque un’altra specie d’amore: terribile
e inesorabile che annulla la volontà ed accende i sensi. …
E, come insegnava l’illustre esempio, nessuno può sfuggire
alla sua forza coercitiva, nessuno, a meno di mortificare se
stesso dilaniandosi le carni e strappandosi dal cuore ogni
singolo battito …
Agnese aveva appena finito di leggere questo passo,
chiuso il libro tenuto con l’indice il segno della pagina e
s’avviava, stordita, pensierosa, verso casa.
Il tramonto infiammava con gli ultimi bagliori le cime
degli alberi, si stemperava nello stagno dove innocenti
nuotavano piccoli pesci e ronzavano insetti fastidiosi. Si
soffermò a guardarli, ad osservare lo svolgersi della loro
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