Page 19 - Tempo scomposto
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“Venticinque anni fa ero una ragazza che aveva appena
              passato il guado dell’adolescenza senza avere troppa fretta
              di crescere lasciandosela alle spalle. Catania la conoscevo
              poco: solo le zone dei negozi dove frettolosamente mi tra-
              scinava mia madre nei fine settimana prima di rientrare
              nel paese per il week-end. Sì, infatti studiavo in collegio;
              una  decisione  non  entusiasticamente  accettata  da  parte
              mia, ma presa per necessità di cose, visto che non c’era una
              soluzione alternativa.
                E così la mia vita era trascorsa senza troppi scossoni, al-
              ternando la vita del collegio scandita dai ritmi settimanali
              del rientro a casa, dove potevo riprendere le abitudini con-
              suete a cui ero attaccata come un’ostrica al suo scoglio. Mi
              piaceva infatti ritornare nella casa grande di paese, ripren-
              dere le amicizie fatte tanto tempo prima e consolidate da
              una rete inestricabile di condivisioni.
                Il conseguimento della maturità era stato coronato da
              una festa, con tanto di torte e pasticcini preceduti da ru-
              sticherie di ogni genere e qualche piatto cucinato dalle sa-
              pienti mani di mia nonna. Io, contornata dagli amici di
              sempre, con qualche compagna di collegio in trasferta, mi
              sentivo a mio agio, anche se consapevole che qualcosa se
              n’era andata per sempre: la mia età fuggiva via e s’apriva
              una prospettiva diversa, ignota, a tratti inquietante e affa-
              scinante proprio per la sua indeterminatezza.
                Come trascorsi quell’estate non me lo ricordo più, ma
              sicuramente felice ed immemore, tra scampagnate, tuffi ed


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