Page 21 - Tempo scomposto
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teva, fu trovata una soluzione di compromesso: sarei an-
data al pensionato per i primi tre mesi, o giù di lì, e poi… si
sarebbe deciso poi.
Confesso che così presa da ciò che andavo sperimentan-
do, non avvertii all’inizio il bisogno di un cambiamento; i
miei occhi giravano inquieti alla ricerca di punti di conver-
genza, ed era tutta una scoperta, una novità: la facoltà di
Lettere che da poco si era trasferita nel complesso dei Be-
nedettini, non finiva di stupirmi per la sua severa eppure
ammaliante bellezza e percorrevo con aria attonita i larghi
corridoi bevendo quell’atmosfera antica che ogni sua pie-
tra mi trasmetteva; diciamo che all’inizio impiegavo il mio
tempo solitario per costruire una mappa di conoscenze, di
riferimenti spaziali in cui collocare le mie attività.
Poi, improvvisamente, tutto cambiò.
Luana l’avevo conosciuta per caso, entrambe affiancate e
col collo proteso in su a cercare, insinuando i nostri occhi
tra una testa e l’altra, l’orario delle lezioni che avremmo
dovuto seguire. Scoprimmo così di dover frequentare lo
stesso corso negli stessi giorni, dato che i nostri cognomi
cominciavano entrambi con la lettera G. Bionda, occhi ac-
centuati da un trucco evidente, alta quasi come me, di lei
mi colpirono immediatamente i movimenti bruschi, qua-
si a scatti che si stemperavano in una sorta di dolcezza lan-
guida, ma perentoria dei suoi discorsi quando si approc-
ciava agli altri. Ebbi modo poi di comprendere che questi
“salti” dell’umore oltre che dei comportamenti, nascevano
da qualcosa di irrisolto che lei tentava di mascherare; che
fosse continuamente in lotta con se stessa non lo compresi
subito, ma, com’è proprio delle persone ingenue e di poca
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