Page 52 - Tempo scomposto
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le collaborazione che, data la nostra vicinanza anagrafica,
divenne confidenza e talvolta complicità. Passammo addi-
rittura al tu come ad una cosa naturale, cui giungemmo
quasi senza accorgercene. Una sera m’invitò addirittura a
cena, insieme ad altri colleghi e qualche mia amica. Portai
Luana che nel frattempo stava molto meglio, e la serata
riuscì veramente simpatica, anche per un luccichio che in-
travedevo nei suoi occhi e qualche galanteria che mi fecero
veramente piacere.
Luana mi prese in giro per tutta la settimana:
-Avanti, che ci sei! Ma non vedi come ti guarda? Ascolta-
mi, quello è cotto…
-Sì, pazzo di me, come no?
Dicevo io cercando di sminuirmi, ma che sotto sotto ero
contenta di queste allusioni neanche troppo velate.
Quando si dichiarò? Non focalizzo più il momento pre-
ciso, dato che ormai eravamo divenuti inseparabili, tanto
che lo presentai anche ai miei nell’occasione di una loro
venuta a Catania per un matrimonio, mentre la laurea si
avvicinava a grandi passi. Al momento della discussione
della tesi, pur essendo emozionatissima, ricordo ancora la
sua stretta di mano particolarmente calorosa e l’abbraccio
di mamma e papà, insieme con i fiori che formavano una
piacevole macchia di colore sul nero della mia toga.
Ho davanti a me, in questo momento l’album delle fo-
tografie del nostro matrimonio che fu celebrato due anni
dopo la mia laurea. Con Manlio, naturalmente. Foto da
me poco frequentate e rimaste chiuse nel cassetto per
chissà quanto tempo. E adesso, alla distanza di tanti anni,
emozioni e sensazioni inespresse tornano a galla come se
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