Page 49 - Tempo scomposto
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padre aveva reagito meglio alla botta, ma mia madre di-
mostrò tutta la sua fragilità ed il bisogno di avermi vicina
cominciò a manifestarsi con aspetti meno rassicuranti. Mi
veniva richiesta una presenza meno saltuaria e ciò intensi-
ficò i miei ritorni in paese. Ma non me la sentivo neanche
di abbandonare Luana in un momento così delicato della
sua vita in cui aveva bisogno accanto a sé della mia pre-
senza e quindi decisi di ospitarla a casa mia, dato che c’era
una stanza libera, la stanza di Marina, appunto. Così agii
dividendomi quasi in tre, perché, oltre alla mia famiglia e
a Luana c’era anche la tesi da preparare e la laurea si avvi-
cinava a grandi passi; mi districavo tra queste tre posizioni
cercando di rendermi utile per quanto mi era possibile.
Non avrei mai sospettato di avere, qualche anno prima,
simili capacità di mediazione; da un bozzolo timido e in-
forme (così mi vedevo all’inizio del mio percorso) stava
venendo fuori una persona responsabile e capace di dare
ascolto e aiuto.
Manlio Russo era giovane, simpatico, attraente e mol-
to, molto preparato; assiduo braccio destro del titolare di
cattedra, che era piuttosto scostante e poco disponibile ai
rapporti con gli studenti, riusciva a compensare queste
evidenti lacune senza peraltro darlo a vedere, mantenendo
un profilo basso, ma consistente.
Mi sembrava la persona più adatta per seguirmi durante
la tesi. Avevo già avuto un abboccamento col Professore e
fui contenta che m’indirizzasse proprio da lui.
Senza essere superstiziosa credo al destino, nel senso che
a volte è la combinazione di elementi del tutto casuali che
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