Page 44 - Tempo scomposto
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ferenze riguardavano il sonoro, com’è ovvio pensare per
un musicista dall’orecchio particolarmente allenato quale
era, ed allora, eccoci ad ascoltare il gorgoglio delle fontane,
gli spruzzi sminuzzati in mille rivoli polverizzati attraverso
la luce capace di creare prismi di consistenza immateriale
ed altrettanti suoni indistinti; eccoci sdraiati accanto alla
riva del mare intenti a cogliere il lento, continuo sciabor-
dio della risacca accompagnato dal canto degli uccelli e del
vento. Per non parlare dei concerti, delle esibizioni sue o
di altri: ma quella era la cosa più comune, quasi scontata,
da non fare testo. In sua compagnia riuscivo a percepire il
respiro della Natura, quella sonorità primigenia che fa da
sottofondo ad ogni attività umana, anche solo se si riesce a
coglierla e ad apprezzarla.
Eppure il suo distacco s’insinuava inesorabile e così,
quando mi annunciò che doveva andare in Germania, a
Colonia, per seguire non so quale corso di specializzazio-
ne, non solo non fui allarmata, ma addirittura contenta
del fatto che potesse perfezionare in una sede così autore-
vole le sue innegabili qualità.
Non tornò più da me -ne ignoro i motivi- e non ci ve-
demmo né sentimmo più, a parte qualche svogliata car-
tolina mandata chissà da dove per tacitare i suoi sensi di
colpa. Incredulità, disillusione, colpevolizzazione, prima
per lui, poi per me, doloroso distacco, sarcasmo, odio ran-
coroso. Credo che -non nell’ordine descritto- ma in un co-
acervo confuso e contraddittorio, questi furono i passaggi
che attraversò la mia mente durante il non facile percorso
del distacco. Per un lunghissimo periodo non vissi più: ap-
parentemente riuscivo a sembrare normale, a volte anche
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