Page 41 - Tempo scomposto
P. 41
prevalentemente intellettuale che mi aveva trasmesso, ma
poi poco per volta, mi accorsi che anche la sua fisicità non
mi lasciava indifferente, anzi. Mi scoprivo ad esaminarne
minuziosamente la figura, alta e leggermente dinoccolata,
le mani troppo grandi, ma dalle dita sufficientemente af-
fusolate per potere pizzicare le corde della chitarra, il ciuf-
fo di capelli spioventi dalla fronte fino a coprire gli occhi
che mostravano guizzi di vitalità improvvisa, quasi appas-
sionata. Mi resi ben presto conto che molte ragazze, at-
tratte da qualcuna di queste cose, seguendo tendenze più
o meno superficiali, gli ronzavano intorno in un turbinio
leggero ma costante. E lui si districava con molta abilità
senza scontentarne alcuna, con gesti o parole garbate.
Cominciammo ad essere assidui nei concerti ai quali
quasi pretendeva che lo accompagnassi. Mano nella mano
ci perdevamo alla fine nella movida catanese, tra altri, sco-
nosciuti per me, amici suoi, a bere, a mangiare un bocco-
ne, a fare tardi con gli occhi assonnati e le orecchie piene
di rumori non sempre gradevoli.
La mia stanza ed il mio letto singolo, intonso, precluso
finora a chicchessia furono teatro di scontri, incontri ed
avvinghiamenti molto ravvicinati, bisbigli e confidenze,
diverbi ed appassionate discussioni che si protraevano fino
a tardissima ora, fino a che lui non andava via, lasciandomi
raggomitolata e sfinita a recuperare il sonno perduto.
Naturalmente Marina non poteva non sapere ciò che
stava accadendo a pochi passi dalla sua stanza, così come
io non potevo non guardarla con occhi vergognosi e ca-
richi di disappunto, ma lei fu così brava (?) da non fare
trapelare nulla, fintantoché un malauguratissimo giorno i
35