Page 40 - Tempo scomposto
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Ero stata finora una studentessa diligente, ma un poco
passiva, accontentandomi solamente di seguire le indica-
zioni datemi dagli insegnati, e gli anni del collegio mi ave-
vano abituata ad una sorta di conformismo intelligente,
che sempre conformismo era, però. Adesso mi si aprivano
prospettive nuove, posizioni condivise, critiche e ragiona-
menti inesplorati finora. Con questo stato d’animo ascol-
tavo le parole di Duccio, pensando non solo quanto era
intelligente e creativo ciò che diceva, ma sentendomi ad-
dirittura proiettata verso una dimensione non diversa da
quella verso cui mi sentivo attratta e da cui potessi trarre
nutrimento vitale per la mia crescita spirituale. Compresi
poi, e a mie spese, come non fosse tutto così bello e genu-
ino quello che si andava dicendo e propagando, che la re-
altà poteva essere ben diversa e che crederci ingenuamente
significava pagare un prezzo molto alto.
Ma ormai era fatta: la mia ammirazione nei confronti di
Duccio aveva messo precipitosamente in fuga, come fos-
sero fantasmi ingombranti o ospiti indesiderati, remore,
pregiudizi e prudenze stratificate.
Lui continuò a parlare ancora per una manciata di mi-
nuti, citando altri particolari che non ricordo e che più
specificatamente potevano interessare gli addetti ai lavori,
fino a che non ci rendemmo conto che era il momento di
ritornare in Biblioteca.
La mia presenza muta, ma partecipe, doveva sicuramen-
te interessarlo, se rinnovò l’invito per l’evento prossimo
venturo di cui avevamo parlato. Aveva molto piacere che
io partecipassi, e questo mi bastava.
La nostra storia cominciò così da un impulso di curiosità
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