Page 36 - Tempo scomposto
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più brava nell’ascoltare, semmai, ed anche nell’occasione
esplicitai questa mia caratteristica di carta assorbente, ma
vigile e attenta, inserendomi quando era possibile con
qualche domanda che voleva essere puntuale e pertinente,
ma completamente assorbita, nonostante gli sforzi per na-
sconderlo, dai suoi racconti.
Non chiese quasi niente di me, neanche il minimo sin-
dacale che la situazione permetteva, e poi, di colpo, come
se un pensiero improvviso avesse guidato le sue azioni, si
alzò, in procinto di andarsene e m’invitò ad una riunione
in cui si “faceva musica” lui ed il suo gruppo, scaraboc-
chiando in un pezzetto di carta l’indirizzo, la data con l’o-
rario, un numero di telefono.
Spiazzata dall’improvvisa conclusione del colloquio de-
cisi che no, non ci sarei andata: non avevo dubbi, e poi chi
era questo Duccio, chi lo conosceva? Aveva parlato di sé
senza farmi nessuna domanda, neanche per educazione!
Sicuramente si sentiva un artista, uno pieno di sé, che ap-
profitta di ogni occasione per celebrare le sue qualità. Sì,
era bravo, non lo nego, ma che vuol dire? Stile ed educa-
zione, prima di tutto!
Giusto per non smentirmi, due sere dopo io e Luana
eravamo lì, dove Duccio suonava con la sua band. Ancora
una volta provai sensazioni molto piacevoli e non mi ram-
maricai di essere andata, complice del fatto che tanto…
avevo accompagnato Luana, non potevo lasciarla sola, no?
E -come potrei negarlo? - ancora più piacere mi fece che
Duccio, tra un accordo ed un altro, sembrava che guardas-
se proprio verso di me, come se le note che emetteva la sua
chitarra fossero indirizzate e dedicate intenzionalmente a
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