Page 47 - Tempo scomposto
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te relazioni, avevo bisogno di contatti, di uscire dal mio
guscio dopo essere stata reclusa per mesi senz’altra voglia
se non quella di seguire le lezioni e studiare, dimentica di
tutto e di tutti. Se dovessi trovare un’immagine che pos-
sa sintetizzare il momento che stavo vivendo, potrei dire
che mi trovavo in una specie giostra da cui però riusci-
vo a scendere ed estraniarmi quando volevo, senza farmi
coinvolgere più di tanto dal suo convulso girare. La prima
cosa che sperimentai con molto piacere fu la capacità di
attrazione che riuscivo ad esercitare sui maschi che comin-
ciarono a ronzarmi attorno trovandomi attraente; ricerca-
tissima per le mie iniziative e la capacità di rilanciare che
avevo, uscivo ora con uno, ora con un altro, offrendo a
tutti la mia amicizia disinteressata, ma pronta a svicolare
se messa alle strette o indotta a fare cose che non mi anda-
va di fare. Qualche nome me lo ricordo ancora: Luciano,
Mauro, Luigi, Carmelo. Con qualcuno ci fu qualcosa in
più di una semplice amicizia o di un flirt, ma nessuno mi
coinvolse a tal punto da farmi perdere la testa, come era
stato per Duccio.
Già, Duccio, a volte ci pensavo, così come pensavo che
la stagione vissuta accanto a lui era stata irripetibile e mi
aveva regalato sensazioni che non sarebbero più tornate;
qualcuno mi disse che si era stabilito all’estero e che la sua
carriera di musicista stava decollando. Non sarebbe più
tornato o comunque non lo avrei più rincontrato, ma ciò
mi procurò solo un senso di benevola nostalgia e niente di
più. La sua assenza repentina ed inaspettata, priva di con-
fronto e di spiegazione alcuna, aveva lasciato graffi pro-
fondi nella mia anima, ma ora si erano cicatrizzati e non
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