Page 144 - Corti di carta
P. 144

«Ti prendo da bere».
               La lasciò per un attimo sul divanetto, dove la confusione e il
            frastuono non le impedivano di riflettere.
               Sua madre non le avrebbe mai permesso di stare così poco vestita
            a dimenarsi sotto gli occhi di tutti, suo padre le avrebbe… «Grazie,
            Sergio» mollato un ceffone se si fosse ritirata oltre l’orario consen-
            tito.

               Quella mattina si vedeva una strana agitazione venire fuori dalla
            classe: sembrava che fosse scoppiata qualche baruffa, perché attra-
            verso la porta entravano e uscivano bidelli e professori.
               Deborah entrò col suo permesso d’entrata posticipata stretto in
            una mano e con la spiacevole sensazione che fosse successa qualcosa
            in cui potesse essere coinvolta la sua amica.
               La vide, infatti, agitata e urlante mentre tentava di far valere le
            sue ragioni. I banchi erano smossi e i libri tutti buttati per aria, come
            investiti da una bufera. Nell’angolo opposto, seduta e singhiozzante
            c’era Nora.
               S’erano formati due gruppi contrapposti: le ragazze più anonime
            della classe tentavano di consolare Nora, mentre i maschi, tutti dalla
            parte di Vale, cercavano di calmarla.
               Infastidita  dal  frastuono,  la  ragazza  rimase   in  fondo  all’aula,
            aspettando che tutto si calmasse, mentre Vale continuava ancora ad
            inveire contro Nora.

               «Non ti capisco proprio, sai… Prendertela in quel modo… Mi
            sembra che tu abbia esagerato, Vale».
               «Non è vero, è una stupida leccapiedi schifosa, è invidiosa di me,
            mi odia e farebbe di tutto per danneggiarmi».
               I suoi occhi si dilatavano ancora mentre raccontava l’accaduto.
               Deborah   sospirò   leggermente   pensando   che   ormai   non   c’era
            molto da dire. Le distanze tra loro crescevano sempre più e tutto ciò
            che   prima   l’aveva   affascinata   dell’amica   le   sembrava   adesso
            un’insignificante copertura, un involucro luccicante su un contenuto
            inconsistente.
               S’aggiustò ancora una volta l’auricolare per non sentire, assunse
            un’aria indifferente. La sua storia con Sergio andava a gonfie vele,
            adesso lo avrebbe chiamato.


                                          142
   139   140   141   142   143   144   145   146   147   148   149