Page 147 - Corti di carta
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L’afa che rendeva irrespirabile l’aria di questo fine Giugno, aveva
spinto Deborah a cercare un po’ di frescura nel bar all’angolo della
piazza vicino la scuola.
«Una granita di fragola e un bicchiere d’acqua. No, niente
brioche, prego».
Il bar era pieno di persone che chiacchieravano animatamente, e a
ciò si aggiungeva un sottofondo musicale tutt’altro che discreto.
“Rumori” pensò la ragazza, che diede una controllata al cellulare
per vedere se c’era qualche chiamata di Sergio.
Le teste le aveva viste, i capelli li riconosceva di entrambi: le
ciocche un po’ scomposte e accaldate di Sergio su cui aveva passato
tante volte la mano con le dita allargate a forchetta. La chioma
mesciata di Vale lucida e composta, come sempre.
Per la sorpresa il cucchiaino le stava cadendo di mano.
Istintivamente fece per chiamare «Ser…», ma la parola le rimase in
gola, come un singhiozzo soffocato prima ancora di essere emesso.
L’atteggiamento dei due non dava adito ad alcun dubbio e la
ragazza ripassò mentalmente gli ultimi, insignificanti episodi degli
ultimi giorni.
Si guardò intorno, smarrita, come se fosse lei fuori posto, come se
fosse stata colta in flagrante a rubare qualcosa o qualcuno l’avesse
trovata in bagno dopo che lei aveva dimenticato di chiudere la porta.
Una vampata di calore la aggredì appena uscita dalla porta, una
zaffata maleodorante uscì dal cassonetto dove lei, meccanicamente,
aveva buttato il tovagliolino appallottolato…
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