Page 157 - Corti di carta
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La scena è buia, ma si capisce che i due finiscono per fare
all’amore.
«UHMM».
«SlAAMM».
«Mio marito? Ho sentito la porta. Deve andarsene, presto! Per di
qua…».
Nella scena successiva i due sono seduti in un bar, davanti ad un
tavolino.
Lui ordina un drink.
«Cosa sono quei segni sui polsi?».
«È lui che me li fa. È orribile! Mi lega alla spalliera del letto, mi
costringe a delle cose indicibili… SIGH SIGH».
«Si accomodi, per di qua!».
Mi pare che vadano abbastanza bene! Si, sono molto belli!
«Sono proprio contento che le piacciano. Sa, ci ho lavorato un bel
po’ prima di trovare la dimensione giusta. Le piace com’è venuta la
ragazzina?».
«Ma sembra proprio lei… Ah, ma questa è una bellissima
sorpresa! Non le dirò, non le diremo niente, così sarà proprio una
vera festa».
Nadia gli sembrava in quell’occasione meno febbrile, meno tesa e
disposta a sostenere una conversazione impegnativa.
«Il mio compito è molto difficile. Conoscevo mio marito da
prima, ero la sua segretaria. Quando è successo l’incidente gli sono
stata molto vicina. E poi ho dovuto adattarmi al ruolo di madre, ma
non sono mai sicura di dire o di fare la cosa giusta. A volte Natalia è
affettuosa, ma a volte percepisco molta ostilità nei suoi occhi…».
«Deve essere arrivato mio marito! Ho piacere di presentarglielo!
Walter, c’è il dottor Ferri…».
L’uomo entrò, salutando un po’ goffamente. Un fisico tozzo, la
faccia larga, il naso leggermente camuso. Le mani con le dita grosse.
Certo le sue origini non dovevano essere proprio nobiliari, rifletté
Lorenzo pensando allo stemma della sua famiglia passato tra mille
litigi e ostilità. Nell’insieme quella figura suggeriva un senso di
dubbia operosità e di quattrini fatti in fretta.
«Così hai parlato anche con il marito?».
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