Page 153 - Corti di carta
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facevano a pugni con la bonaria acquiescenza di molta gente del
paese.
Spesso la sua natura polemica lo portava a litigare furiosamente
per un’idea o per una presa di posizione, cosicché molte persone (le
più anziane) lo fuggivano come un appestato, mentre i più giovani lo
ammiravano segretamente e stavano ad ascoltarlo come se avesse in
mano la verità rivelata.
Lorenzo lo ascoltava con un’aria un po’ sorniona e disincantata,
come se condividesse le sue parole con qualche riserva e le accettas-
se con un misto d’affetto e comprensione dovuti alla lunga frequenta-
zione.
Ma il temperamento schivo e sfuggente di Lorenzo trovava sfogo
soprattutto nella sua attività, che era quella di disegnatore di fumetti.
Aveva cominciato per hobby, lavorando presso uno studio di
architetti giù, in Sicilia, e poi, dopo le sue vicende personali, questo
passatempo era diventato una fonte di guadagno tale da poterlo
sostenere, almeno in parte, fuori. Dedicava inoltre l’altro suo tempo
ad agenzie pubblicitarie e simili lavorando nel settore grafico con
discreto successo.
Il suo disegno fine, il tratto sicuro, in bianco e nero, i personaggi
moderni e le storie originali lo avevano reso molto noto tra gli
amatori del genere. Si firmava LOFER fin dalle prime strisce e spesso
alternava la sua attività di disegnatore a quella di fotografo, nella
convinzione che anche cogliendo gli aspetti più nascosti della realtà
era possibile trarre ispirazione per le sue storie.
«Ciao, vecchio mio, come va?».
S’erano incontrati al bar della piazza, incredibilmente affollato e
fumoso a quell’ora.
«Non molto bene, devo dire… Ma facciamo due passi fuori, ti
va?».
S’erano quindi incamminati per una di quelle stradine sghembe e
tortuose, dal sapore medioevale di cui il paesino era pieno e che
costituivano una continua scoperta per Lorenzo, che spesso ne
fotografava gli angoli.
«La verità è che da un po’ di tempo non mi viene niente da
scrivere, né da disegnare… l’editore mi sta col fiato sul collo, ma io,
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