Page 41 - Corti di carta
P. 41

Con un moto di stizza Gianni mise in moto la sua Mini.
               “Giuro che è l’ultima volta che gliela presto, a quel moccioso! È
            persino senza benzina! Porco d’un…” Si rassegnò, poi solo quando
            una musica e una voce l’avvolsero del tutto, dopo che ebbe armeg-
            giato un po’ con la manopola dell’autoradio.
               Il suo preferito: ma sì, il grande Frank Sinatra; quello sì ch’era un
            cantante! stile inconfondibile e vellutato, colonna sonora delle sue
            scorribande amorose!
               «And this is my way...» dopo l’enfatica chiusura dell’orchestra
            Gianni si ritrovò a masticare ancora altre parole dell’inglese che
            stava imparando perché gli serviva per il prossimo approccio.
               Proprio quella sera dovevano andare a ballare, lui e Cosimo, con
            due danesi che avevano agganciato nel loro consueto bighellonare a
            Taormina. No, non con la scassatissima Mini che divideva con Max,
            ma con il Porche del padre di Cosimo.
               Si guardò ancora una volta allo specchio leggermente compia-
            ciuto per il suo aspetto, che aveva richiesto un po’ di tempo in più.
               “La cravatta era a posto, il mocassino lucido. C’era persino il
            fazzoletto, in caso di bisogno. Sì, acchiappava, acchiappava…”.

               Per strada, mentre andava sotto casa di Cosimo, gli tornavano in
            mente le parole di suo padre. Sentite più e più volte, facevano sempre
            lo stesso effetto. Di fastidio e di noia.
               «Ma quando ti metterai la testa a posto? (il primo moto istintivo
            era quella di girarla, la testa. Gli sembrava proprio al posto giusto)
            Una laurea, un pezzo di carta, ci vogliono nella vita! Guarda che non
            ci sarò sempre io ad aprire il portafoglio per te e per tuo fratello!».
               Queste ultime parole, dette a mezza bocca e con tono minaccioso,
            avevano il potere di inquietarlo e così Gianni reagiva con una battuta
            scherzosa o uno sberleffo e se ne andava via. Evitava di continuare la
            conversazione.
                Non sapeva perché quella sera gli erano tornate in mente, quelle
            parole, proprio quando si preannunciava una serata così carina.

               Il locale era proprio bello: una visione sul mare mozzafiato, un
            lieve odore di gelsomini che aleggiava tutt’intorno portato qua e là
            da una piacevolissima brezza notturna. Per il resto, tutto come da
            copione: i saluti, le battute, i complimenti. Le ragazze erano carine,


                                          39
   36   37   38   39   40   41   42   43   44   45   46