Page 46 - Corti di carta
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La gente ondeggiava in sincronia, cominciava a colare il sudore
            dalle fronti e qualche cravatta veniva allentata.
               «Des nuits d’amour à plus finir Un grand bonheur qui prend sa
            place Des ennuis, des chagrins s’effacent Heureux, hereuxs à en
            mourir...»
               Quando tutti ormai erano ubriachi di musica e di alcolici, sul
            finire della lunga serata, Enrico invitò Teresa per qualche lento.
               Notò che gli occhi le brillavano ancora e i capelli erano appic-
            cicati per il sudore.
               Impossibile avviare una qualsiasi forma di dialogo. Si affidò,
            ancora una volta, alla musica.
               «Cerco un centro di gravità permanente che non mi faccia mai
            cambiare idea sulle cose / sulla gente / Avrei bisogno di…
               Over and over again / You are a woman in love Baby / Come into
            my life / Baby I need your love / I want your love / Over and over
            again...».

               Enrico si accorse che man mano che la musica si faceva più
            coinvolgente la ragazza si abbandonava, forse per la stanchezza o per
            qualche bicchierino di troppo, sulla sua spalla. Poteva sentirne il
            respiro sull’orecchio sinistro.
               Con un poco di disappunto si guardò intorno.
               Luciano e Martina erano sprofondati sul divano, Aldo era al bar
            con un bicchiere in mano, impegnato in una conversazione molto
            intima con una sconosciuta.
               Enrico   conosceva   molto   bene   queste   situazioni   per   esservisi
            trovato più di una volta. Ma stavolta era stanco, non aveva voglia di
            stare al gioco.
               Pilotò   con   dolcezza   la   ragazza   sul   divano,   si   assicurò   che
            qualcuno l’accompagnasse a casa.

               Mise in moto soffocando qualche sbadiglio. L’asfalto era bagnato
            ed una caligine lattiginosa avvolgeva i lampioni.
               Meccanicamente accese l’autoradio:
               «Capo d’Africa stanotte si parte e si va via
               lontani quel tanto che basta per guadagnarsi la nostalgia
               Stanotte, notte bianca che nessuno la può dormire
               C’è qualcosa che ci manca, che non sappiamo definire…».


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