Page 71 - Corti di carta
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stretti.
La nonna s’era messa al lavoro due giorni prima per preparare le
pizze e le impanate di verdura, suo autentico cavallo di battaglia. Ma
stavolta non ce la faceva più molto bene e l’avevano aiutata le figlie
a pulire le verdure e a pelare i pomodori. Quando furono pronte la
nonna le avvolse negli strofinacci a quadretti grandi, bianchi e rossi.
S’avviarono di mattina non tanto presto, ma del resto la campagna
era abbastanza vicino al paese.
L’agrumeto era là, con i suoi aranci fitti fitti e le foglie di un bel
colore verde brillante. Lungo i fossi l’erba cresceva alta, i canaletti
per lo scolo dell’acqua si intersecavano tra i terrapieni.
Si avviarono al piazzale su cui sorgeva la casa rustica, per
scaricare le cibarie e preparare la tavola. La nonna diceva che era un
lusso chiamarla “casa” visto che c’era solo lo stretto indispensabile:
un tavolo, delle sedie, una credenza e un piccolo bagno.
Mentre i grandi sistemavano le cose per il pranzo, tutti i cuginetti,
compreso Mario, scorrazzavano per la campagna.
Il cielo si era un po’ annuvolato, ma questo non era un problema,
anzi. C’era sempre caldo, ma si era protetti dai raggi diretti del sole
che negli ultimi giorni picchiava forte.
A Luca piaceva la campagna: quell’odore di erba, di terra; quel
fruscio del vento; scoprire i piccoli insetti che brulicavano con una
vita autonoma e segreta infaticabilmente, sempre alla ricerca di
qualcosa.
S’incamminarono verso la vasca grande di riserva per l’acqua che
i grandi chiamavano gebbione. Carlo procedeva a fatica, tenendo per
mano Noemi che era voluta venire per forza.
Giocarono a nascondino, sparpagliandosi tra gli alberi più fitti,
che offrivano loro un sicuro rifugio.
Mario era alla conta. Luca si diresse verso un punto del giardino
non coltivato.
Fu lì, vicino ad un fossato, che vide qualcosa che attrasse la sua
attenzione. C’era una punta metallica, di colore scuro, che veniva
fuori. Provò a spostare un poco di terra con il piede, ma non veniva
via; provò allora con le mani, ma il terreno era compatto e l’oggetto
misterioso sembrava di dimensioni più grandi di quanto fosse
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