Page 72 - Corti di carta
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possibile immaginare prima.
Luca ebbe paura: si ricordò che a scuola avevano parlato una
volta delle mine che ancora infestavano i terreni che erano stati
bombardati. E se ne potevano trovare ovunque, nelle campagne,
lungo le strade.
Erano oggetti molto pericolosi che potevano provocare terribili
mutilazioni se qualcuno li toccava senza le dovute cautele.
Tutti i grandi si riunirono intorno all’oggetto misterioso, dopo che
Luca li ebbe chiamati.
«Ci vuole un esperto! Un artificiere capace di disinnescare
quest’ordigno».
«Ci penso io» fece lo zio Uccio. «Ora chiamiamo il brigadiere dei
Carabinieri. A quest’ora dovrebbe esserci, se andiamo subito».
«Bambini, venite qua, non vi allontanate». Le mamme, premu-
rose, chiamavano a raccolta i loro figli.
Quanto successe dopo, Luca lo ricordò, in seguito, come in un
film.
Il trambusto, i Carabinieri, l’Artificiere, miracolosamente trovato,
lo scoppio della bomba, fatta brillare nel tardo pomeriggio. Il
maresciallo gli strinse la mano. «Bravo, ragazzo! Se non fosse stato
per te...». Qualcuno gli regalò anche un distintivo appuntandoglielo
sul petto.
La strada del ritorno verso casa fu occupata solo dalla voce di
Edoardo che parlava raccontando della terribile guerra, la seconda,
che lui aveva vissuto solo di striscio, per essere stato congedato
prima dell’Armistizio.
I bombardamenti, gli sfollati nelle campagne, il cibo che man-
cava, le tessere, la borsa nera.
L’auto correva spedita. Luca, col viso appiccicato al finestrino,
gli occhi spalancati sulle luci dei lampioni che punteggiavano il buio,
fissava le strisce bianche che sfuggivano sull’asfalto.
Avrebbe ricordato quell’estate. Avrebbe ricordato il sapore acre
dei suoi pensieri che si rincorrevano come quelle strisce sul nastro
grigio della strada.
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